La normalità negata
Sullo sfondo delle guerre che negli anni ’90 portarono alla dissoluzione della Repubblica Federale di Jugoslavia, undici racconti narrano la realtà e l’immaginario di quel mondo trasformatosi in un buco nero in cui precipitano la storia, l’identità dei singoli e il concetto di civiltà. Dalla Serbia alla Bosnia, passando per il Kosovo, la guerra s’infiltra in un bunker simile alla porta dell’inferno o fra i capelli di una studentessa che puzzano di lacrimogeni, smette di essere un’astrazione per diventare evidenza concreta. Anđelka, Dunja, Nicolae e altri uomini e donne senza nome fuggono da un passato disseminato di troppe assenze e provano a ricominciare in un altro paese, accettando la sfida di ricostruire una normalità negata ma forse ancora possibile, le cui tessere sono un certificato di cittadinanza, un nuovo lavoro, la nascita di un figlio. Stranieri, profughi, extracomunitari, l’identità dei protagonisti di queste storie sfugge alle definizioni e spinge a chiedersi cosa sia l’integrazione e in quale patria abiti davvero la felicità: “Sono straniera. Sono profuga. E allora? Vi interessa che persona sono?”
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