Jannik Sinner. Fenomenologia di un talento straordinario
Nato e cresciuto in Val Pusteria, ai confini con l’Austria, Jannik Sinner poteva diventare sciatore ma a tredici anni scelse la racchetta, perché tirare una pallina di là della rete non fa paura come un salto in discesa. E così, lasciata casa, si trasferisce a Bordighera all’Accademia di Riccardo Piatti, uno dei coach più apprezzati del mondo. È il primo passo verso la gloria, secondo una filosofia che non ammette deroghe: educazione, umiltà ed etica del lavoro inculcate da una famiglia semplice che non si è mai opposta alle sue scelte e ha accettato che il figlio adolescente continuasse la sua vita a oltre 700 chilometri da casa. A diciotto anni vince il primo torneo della carriera a Milano come era già successo a due mostri sacri quali Edberg e Federer, e da lì inizia il volo verso le vette più alte. Una progressione continua, costellata di ascese e cadute, fino all’apoteosi della vittoria agli Australian Open 2024 che riporta uno Slam in Italia dopo quarantotto anni e fa rivivere in tutto il Paese la passione di quei giorni magici del 1976. Ma Jannik promette di restare sul palcoscenico a lungo, di imporre il suo dominio gentile per anni, di diventare un’icona indimenticabile. Perché la sua è la storia di un campione che entrerà nella leggenda con il talento silenzioso di chi si è forgiato nella roccia
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