La rivoluzione costituzionale. Alla riconquista della proprietà pubblica
L'attuale sistema economico neoliberista sta destrutturando lo Stato democratico, portando l'Italia verso un imminente disastro economico, e il mondo intero, verso un'insostenibile diseguaglianza economica. Insomma, è arrivato il momento di una rivoluzione. Una rivoluzione non violenta, costituzionalmente legittima, che tenga conto della situazione italiana nel contesto globale, e riequilibri il rapporto tra pubblico e privato, ricostituendo il "patrimonio pubblico" appartenente al Popolo a titolo di sovranità. Un patrimonio che è stato incostituzionalmente dissipato, dai governi succedutisi dopo l'assassinio di Aldo Moro. Come ogni cittadino, infatti, ha bisogno di un suo piccolo patrimonio o reddito per assicurarsi una «vita libera e dignitosa», così il popolo sovrano necessita di una "proprietà pubblica" che possa garantire a tutti, specie nei momenti di emergenza (come si è visto a proposito della pandemia del Covid-19), sicurezza, prospettive e cure. Ciò non può che passare attraverso la (ri)nazionalizzazione delle industrie strategiche, delle fonti di produzione della ricchezza nazionale, dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia, come impongono gli articoli 41, 42 e 43 della nostra Costituzione democratica e repubblicana.