Un mondo diverso è necessario
Crisi sempre più frequenti, collassi di grandi nazioni o di vaste aree economico-finanziarie, improvvisi crolli di imprese di prima grandezza, scandali che non risparmiano i governi dei maggiori paesi, una ripresa via via annunciata e smentita, l'intero quadro dell'economia mondiale sempre meno prevedibile o addirittura illeggibile dagli esperti. La faccia negativa della globalizzazione neoliberista non è più rappresentata soltanto da enormi problemi come il crescente divario tra ricchi e poveri e la devastazione dell'ambiente. Anche gli obiettivi prioritari della macchina capitalistica sembrano oggi a rischio. In un mondo invaso dalle merci e dominato dalle ragioni della loro crescita, la stessa logica dell'accumulazione sembra rivelare la propria debolezza di categoria quantitativa, esclusivamente finalizzata alla dilatazione della quantità, non solo responsabile di rapine e distruzioni, ma paradossalmente incapace di procedere nel suo cammino, proprio quando parrebbe libero da ogni ostacolo. È l'attuale modello socioeconomico fondato appunto sull'accumulazione, e sulla crescita produttiva che ne è lo strumento, a dimostrarsi non più sostenibile in un mondo globalizzato? Così che solo affidandosi alla guerra senza fine può sperare continuità? Di fronte a questi immani interrogativi, l'autrice tenta di avanzare qualche risposta, con la speranza di aprire un ampio dibattito.
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