Il frigorifero del cervello. Il Pci e la televisione da «Lascia o raddoppia?» alla battaglia contro gli spot
Questo volume riempie certamente un vuoto della ricerca storica-mediologica, mettendo definitivamente a fuoco, in una esauriente cornice, la storia del difficile rapporto tra il partito comunista e il piccolo schermo. L'autore, intrecciando il puntuale richiamo ai programmi della televisione con questioni come la lunga gestazione del 'colore', la contrastata riforma della Rai, l'espolosione dell'emittenza privata, nonchè con fatti apparentemente distanti come il referendum sul divorzio, l''austerità' o l''effimero', propone una documentata analisi dell'atteggiamento dei comunisti, evidenziandone, almeno fino agli anni '80, la colpevole ricorrente propensione a inseguire al momento sbagliato soluzioni prima rifiutate al momento giusto. Merito del libro, tra le cui pagine affiorano anche i fili di altri racconti (dalle scelte culturali fatte con lo sguardo al passato, alla negata legittimazione del divertimento da parte del sapere marxista) è di muoversi con un originale itinerario tra la crescita del medium, la storia del partito e le riallocazioni intellettuali prodotte dalla cultura di massa.
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