Fact-checking. Epistemologie e pratiche informative: un'analisi sociologica
Nel dibattito attuale sulla disinformazione, il fact-checking è spesso citato come una delle soluzioni in grado di arginare la diffusione delle notizie false sulle piattaforme digitali, nonché la presunta crisi epistemica a cui rimandano concetti come quelli di "post-verità" e "infodemia". Ma quali sono le origini e i fondamenti teorici del fact-checking, quali le sue pratiche concrete e i fattori sociali che lo influenzano? E come si deve considerare il richiamo che esso più o meno esplicitamente fa alla "verità"? Due sono gli strumenti di indagine scelti in questo libro. Da un lato, un'ampia analisi degli studi che si sono occupati del fact-checking nel campo della sociologia della comunicazione e della conoscenza. A essa si affianca una ricerca svolta sulle sezioni metodologiche, sulle dichiarazioni dei protagonisti e su molti esempi concreti tratti dai progetti più rilevanti del settore a livello internazionale. Il punto di arrivo è una critica all'approccio più diffuso - e spesso adottato dagli stessi fact-checker - a questa pratica informativa, fondato su un paradigma epistemologico di stampo positivista e oggettivista per il quale esisterebbe una "verità oggettiva" che i fact-checker, mutuando nella loro professione gli strumenti del metodo scientifico, dovrebbero limitarsi a far emergere. La strada da preferire è invece quella di un paradigma comprendente, interpretativo e, in ultima analisi, sociale. Mettendo in luce i fattori culturali, sociali e infrastrutturali che condizionano la pratica del fact-checking, tale approccio appare meglio in grado di far luce non solo sul modo in cui i fact-checker concretamente operano, ma anche sugli obiettivi cognitivi che possono perseguire al fine di promuovere un dibattito pubblico quanto più possibile informato.
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