Declinazioni del trauma. Esiti destrutturanti e tentativi di simbolizzazione
Il trauma psichico è un tema tanto attuale quanto misterioso e refrattario a ogni semplificazione, da sempre al centro di un fervido dibattito teorico. A volte lo ritroviamo già solo scavando nella biografia analitica di una persona, a volte si annida nelle maglie del passaggio transgenerazionale, a volte è completamente perduto nell’oblio. Ciò che lo rende così controverso è la sua stessa natura. Perché si parli di trauma bisogna che l’accaduto sia scabroso, indicibile, soverchiante, ma non solo. Sul trauma è stato detto tutto e il contrario di tutto: si tratta di un fatto realmente accaduto? Di un evento che ha marchiato indelebilmente la psiche di un soggetto? Oppure dell’apertura di una possibilità, di un taglio necessario, separativo e generativo? Il trauma è tutte queste cose insieme. Le sue varie dimensioni esigono dunque di essere esplorate nelle storie singolari dei soggetti, uno per uno, a tal punto che si può parlare non di trauma, al singolare, ma di traumi, al plurale. Intorno alla teoria del trauma il panorama psicoanalitico e delle psicologie, dagli albori fino ad oggi, è stato attraversato da scenari di dispute divenute nel tempo inconciliabili, segnate da scissioni ed espulsioni. Si può oggi fare un discorso sul trauma capace di articolarne la complessità? Questo libro accosta diverse visioni e declinazioni ospitandone i contrasti e le differenze. A partire dal lavoro clinico si introducono distinzioni specifiche e osservazioni che possono essere una guida utile per chi svolge una professione analitica e per chiunque sia interessato ad approfondire i possibili esiti del trauma psichico.
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