L' autunno delle civiltà. Carroll Quigley e le origini della World History
Carroll Quigley (1910-1977) occupa nella storia della storiografia un posto non commisurato all'originalità del suo pensiero, che fa di lui una figura di transizione dalla Universal History di impronta toynbiana all'attuale World History. La sua produzione scientifica è caratterizzata da una prospettiva di lungo periodo, che guarda al dispiegarsi delle civiltà sottolineando quanto vi è di comune nei loro modelli di sviluppo. Nella concreta pratica di docente e di ricercatore, Quigley si propose di superare gli steccati disciplinari, per offrire un'interpretazione della storia globale che rendesse ragione della sua straordinaria complessità. Giuristi, economisti e sociologi come Frederic Maitland, Vilfredo Pareto, Joseph A. Schumpeter, Thorstein Veblen sono solo alcuni degli studiosi dalle cui opere egli attinse per rielaborarle creativamente nel proprio sistema. I cinque capitoli in cui il libro è suddiviso prendono in esame altrettanti aspetti del pensiero di Quigley: l'innovativa metodologia di ricerca fondata sull'individuazione di paradigmi generali applicabili a tempi e luoghi diversi; la rilettura del profilo culturale della civiltà occidentale, fondata sul concetto di "inclusive diversity"; il tema delle relazioni internazionali, svolto affiancando la storia militare alla geopolitica; il problema dell'equilibrio tra stato, comunità e individui come strumento analitico con cui rinnovare la tradizionale storia politica; e infine l'intreccio, a livello globale, tra politica, economia e finanza. Il suo racconto della storia globale, dominata dal capitalismo finanziario a cavallo tra Otto e Novecento, apre degli squarci sulla nostra contemporaneità che Quigley ci invita a leggere con le sue feconde categorie interpretative.