Medusa nel «Systema Naturae» di Linneo. Aspetti della fortuna del mito greco
Il movimento fluido e la magica trasparenza di una medusa, l'universo colorato di coralli e gorgonie sono oggi aspetti degli organismi marini che affascinano e che, dal XIX secolo, hanno incantato i visitatori dei primi acquari. Ma per secoli, sin dall'epoca classica, questi organismi apparvero come esseri mostruosi ai naturalisti e, per i loro tratti ambigui, sfuggivano a una esatta classificazione. Posti nella parte più bassa del regno animale, questi organismi erano i più distanti dal piano anatomico umano al vertice di una classificazione di tipo antropocentrico. Lo stesso antropocentrismo ha caratterizzato il mito greco, popolato di mostri lontani dal canone antropomorfo delle divinità maggiori. I due orizzonti si sono incontrati nell'opera del grande naturalista svedese Carlo Linneo (1707-1778), l'iniziatore della classificazione moderna del mondo biologico, che ha fatto ricorso ai nomi di mostri del mito greco per designare organismi problematici da un punto di vista scientifico. Il volume, che si inserisce sullo sfondo del recente dibattito storiografico relativo al problematico rapporto tra testi e immagini in Linneo, analizza l'origine, la funzione e il significato dei nomi mitologici greci utilizzati nel Systema Naturae per designare zoofiti (animali-piante) e litofiiti (pietre-piante). Un aspetto rilevante e poco noto della fortuna del mito greco, ultimo capitolo di una visione antropocentrica della natura che, nel secolo successivo, Darwin e altri naturalisti, hanno definitivamente messo in crisi.