L'autonomia negoziale
Autonomia negoziale: le sue radici nel diritto dei privati, il suo inserimento nel sistema di diritto positivo. E arduo affrontare questo tema, che, nel passato, non ha ricevuto lineari svolgimenti, né tantomeno soluzioni suscettibili di sicura condivisione. Gioca, sul modo di concepire il diritto, definito ora "privato", ora "civile" - a seconda dell'uno o dell'altro angolo prospettico sotto il quale lo studioso si pone (è il diritto dell'individuo, di ciascun individuo nei rapporti con gli altri individui; o piuttosto il diritto che regola, in via eteronoma, i rapporti fra gli individui uti singuli?) - quello che indubbiamente è il peso della storia, che, nei continui mutamenti delle aggregazioni sociali, ha costantemente condizionato le riflessioni dei filosofi, degli interpreti accademici e curiali, nonché gli atteggiamenti assunti nella pratica. Da un lato è il fluire delle consuetudini e degli usi, che aspirano ad essere normativi; dall'altro lato, l'affermazione delle istituzioni pubbliche e poi del potere statuale. L'arbitrio, per l'appunto, che è la negazione del diritto, non solo quando all'attività negoziale viene, in assenza di una plausibile ratio, precluso il suo naturale sbocco sul piano normativo, ma anche quando fa difetto l'intervento di un legislatore, che, per insensibilità verso i valori fondanti, per incultura e grave carenza di metodo, possa dirsi adeguato ad assolvere il suo compito.
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