Considerazioni sul processo «criminale» italiano
Il titolo del presente lavoro richiede, forse, impone qualche precisazione. In primo luogo, riecheggiando il titolo del libro di Francesco Mario Pagano "Considerazioni sul processo criminale", si intende rendere un - sentito omaggio a questo pensatore e giurista che, in un contesto difficile e con sacrificio personale, fece del garantismo processuale il suo credo. In secondo luogo, il riferimento alla natura "criminale" del processo penale italiano sottende l'idea che il nostro sistema processuale conserva - al di là delle affermazioni di facciata e pur con il dovuto riconoscimento di tutti i progressi intervenuti - il marchio genetico dell'inquisitorietà (una impronta culturalmente inquisitoria). Ogni Stato, Paese, Comunità si dota di un processo penale per sanzionare i comportamenti ritenuti illeciti / contrari alla legge. Tuttavia, non esiste "un processo penale"; esiste una pluralità di procedimenti penali che appartengono alla storia di ogni singolo Paese. In questo quadro è noto che si confrontano - con molte mediazioni e varietà di composizione dei diversi elementi - i tradizionali modelli inquisitori ed accusatori, che, tuttavia, pur nella varietà delle soluzioni, conservano alcuni fondamentali tratti genetici. Sotto questo profilo, il processo penale inevitabilmente s'inserisce nella storia di un Paese e nelle sue tradizioni ordinamentali e culturali. Da questa prospettiva, restano significative le differenti origini dei modelli anglosassoni e di quelli continentali.
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