Radio libera Albemuth
"L'orgia interpretativa che un autore come Philip Dick può creare è pari soltanto a quel che la sua opera è, un incrocio di labirinti che si intersecano, così sconvolgente da giustificare la definizione che di lui è stata data, quella di un 'Borges americano'. Poco importa, tuttavia, di fronte a un romanzo come Radio libera Albemuth, che annuncia la straordinaria trilogia di Valis, interrogarsi su un Dick profeta, teologo o disperato accusatore di quel mondo della tecnica che gran parte della filosofia novecentesca ha denunciato, per recuperarne un senso capace di essere 'per l'uomo' e per la sua testimonianza di concreta verità esistenziale. Più interessante, forse, ricordare che la 'tematizzazione della trascendenza', che in questo romanzo è protagonista, diviene sintesi del valore di verità che può scaturire dai labirinti stessi della modernità. Modernità che è, come tutta l'opera di Dick suggerisce, schizofrenica, che ha in sé, dunque, sia il culto pagano per i politeisti simulacri postmoderni sia la tensione gnostica verso un quadro di salvezza che superi la contingenza della nostra individualità." (dalla postfazione di Elio Franzini)