Il mondo che ha fatto

Il mondo che ha fatto

In pochi anni uno scrittore dimentica tutte le parole, una dopo l’altra. Proprio lui che le parole, nei suoi libri, le aveva portate al massimo livello di precisione e vividezza, catturando la complessità tecnologica e sentimentale del nostro tempo. Esiste qualcosa di più malinconico? La sorte di Daniele Del Giudice ha costernato tutti. La sua malattia ha mostrato che siamo vulnerabili anche nei nostri presìdi più intimi, dove ciò che facciamo coincide con ciò che siamo. Roberto Ferrucci ha conosciuto Del Giudice da giovane, e l’ha frequentato fino alla fine. Fra loro c’erano undici anni di differenza. Roberto è uno studente universitario, nel 1985 incontra Daniele poco più che trentenne, poco più che esordiente, in una libreria di Mestre. Da lì nasce l’amicizia che questo libro racconta. Daniele legge e postilla i primi racconti di Roberto, Roberto presenta in pubblico i libri di Daniele, Daniele riempie dei suoi scritti un sacco di plastica e li affida a Roberto, Roberto fa la tesi di laurea su Daniele, Daniele salva dalle acque il portafogli di Roberto, Roberto nel suo programma su Tele Capodistria intervista Daniele, Daniele e Antonio Tabucchi fanno scherzi a Roberto, Roberto sbobina le conversazioni audio con Daniele, Daniele diventa pilota aeronautico e vola con Roberto, Roberto va a visitarlo nella casa di riposo in cui il suo amico non lo riconosce perché lui stesso non si ricorda più di essere Daniele.Proposto da Claudio Magris al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione: «Vivere è pericoloso; chi vive muore. Ci sono dei gesti che talora accompagnano una sensazione precisa, quella secondo cui i giochi sono fatti. Si potrebbe, certo, cincischiarsi con quei giochi già fatti, continuare ad esempio un lavoro di catalogazione, per il quale c’è sempre posto. Ma se i giochi sono fatti, cincischiare con essi serve poco, come pur vorrebbe ogni educato maniaco, convinto che le cose esistenti facciano appunto questo, esistere, esserci, per quanto dubbio sia questo ruolo. Ma il narratore sa sempre quello che deve fare. Una domanda che non potrò mai dimenticare me l’ha fatta parecchi anni fa Daniele Del Giudice. Una domanda su un libro che avevo scritto e che riguardava in senso forte la mia vita più vera. Come accade nella maggior parte dei casi si può lasciar perdere e far finta di ignorare ma un vero scrittore sa che parlare può essere talora un comandamento. Il mondo che ha fatto di Roberto Ferrucci è un grande libro all’insegna di questo imperativo categorico e si può – si deve? – parlare di tale tema, perché è per questo che ci è stata data la parola o meglio quella parola, e non un’altra. Leggendo il libro si entra in un’officina del romanzo, in cui le varie situazioni narrative e le diverse figure scivolano come le parole del romanzo stesso, in un susseguirsi di eventi che si fondono nella narrazione. Roberto Ferrucci ha il dono del vero scrittore, la familiarità con gli oggetti e le situazioni che la vita ci pone davanti, la concretezza dei dettagli, la fedeltà alle proprie mani e la presa di distanza, i colori della vita, lo smarrimento confuso davanti a quest’ultima. La soggettività è compenetrata dagli oggetti, cimeli cicatrici sogni di una lunga vita, parole ricordate e rimaste nell’aria delle case e delle strade; il primo manoscritto dato da leggere all’amico, la diffidenza delle descrizioni, la preoccupazione di risarcire il lettore che conosce già quei testi. Non so se e quali autori Ferrucci abbia preso a modello; mi chiedo se possano essere L’educazione sentimentale di Flaubert, libro dei libri per chiunque da giovane sogni di scrivere il romanzo della sua vita e della sua generazione e forse non sa, non osa dirselo sino in fondo, le Lettere di Calvino, l’intersecarsi di rapporti personali, solitudini e battaglie editoriali. Il mondo che ha fatto sembra spesso rovesciare i pareri e le impressioni come in una partita a carte. Per diversi motivi – non ultimo l’amicizia che mi lega a Daniele Del Giudice – credo che questo bel libro di Roberto Ferrucci abbia tutti i requisiti per essere proposto al Premio Strega 2025.»
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