La madre assassina
Ermanno Cavazzoni ci fa entrare in una mente forse paranoide, ma in cui tutto è perfettamente coerente.«Il racconto, non c'è neanche da dirlo, è condotto magistralmente. la suspense è tenuta fino all'ultimo. A dare manforte accorre servizievole anche la tematica angosciosa, tutta contemporanea anche se con antichissime radici mitologiche, del corpo sostituito dalle protesi» - Daniele Giglioli, La Lettura È un poliziesco? Sì, di genere nuovo. C'è il morto, ed è il morto che conduce le indagini per scoprire chi lo ha assassinato. È stata sua madre? Che lo ha assassinato e sostituito con un altro identico a lui, ma artificiale? Gli indizi sono molteplici e ambigui. Il morto che indaga è un giovane di 22 anni, Pacini André, angosciato, spaventato, assediato dagli incubi, che abita con la madre in un rapporto malsano. A poco a poco si scoprono cose inaudite, a prima vista impossibili. Tutto si svolge in un normale condominio di Milano: i segreti stanno nella cantina, dove gira un gatto spellato. Il sospetto è che i condomini siano complici dell'assassinio, capeggiati dalla madre coi suoi modi zuccherosi da piovra. In correità con l'amante, il ragioniere Olivi, l'amministratore dello stabile. E se invece l'assassinato fosse in preda a un delirio di sospetti e di gelosie? La soluzione è inaspettata come un terremoto. Sembra che il caso sia accaduto davvero nel 2010, a quanto assicura l'autore. Ermanno Cavazzoni ci fa entrare in una mente forse paranoide, ma in cui tutto è perfettamente coerente.