Profezia e sapienza
Il decimo anniversario della morte del cardinale Martini ha offerto l'occasione per esplorare molteplici aspetti della sua biografia e del suo pensiero. C'è però un terreno unificante su cui si radica ciò che caratterizza la sua attività, non immediatamente visibile: un originale connubio tra Parola di Dio e spiritualità di s. Ignazio di Loyola, che ha premesso a Martini di esercitare quello spirito profetico e aprire quella vastità di orizzonti che hanno avuto così ampia risonanza. Al cuore del progetto pastorale del cardinale vi era la convinzione del valore formativo della Bibbia: aiutare il popolo cristiano a familiarizzarsi con la Bibbia e a imparare a pregare a partire da essa, secondo il dettato del Concilio Vaticano II. Egli propose itinerari semplici ed efficaci di rendere il linguaggio biblico (e non il catechismo o qualche altro libro di padri fondatori) la lingua materna del credente. In questa prospettiva è possibile cogliere il ruolo centrale della preghiera. È emblematica la sua distinzione tra esperienza universale della «preghiera dell'essere», come sorpresa di trovarsi al mondo per un'iniziativa di cui non si dispone, e «preghiera dell'essere cristiano», che consiste nel riconoscere e lasciare spazio all'azione dello Spirito. Martini valorizza le tappe tradizionali della lectio divina, fino alla vetta della contemplazione, che viene strettamente coniugata con il discernimento e l'agire. È un cammino che pone al centro la maturazione dell'interiorità (invisibile) della persona, di formazione della coscienza, per una sempre nuova consegna di sé al Signore, per il bene dei fratelli e delle sorelle. Prefazione di Pietro Bovati.