Un' identità minore. Percorsi sull'abitudine fra letteratura e filosofia
In un originale dialogo fra i capolavori della modernità e le filosofie novecentesche, Federico Bellini ricompone un discorso unitario che vede nel concetto di abitudine un elemento cruciale della nostra identità di uomini. Ecco che Bergson e lo spiritualismo francese gettano luce sulle rappresentazioni della routine in Proust e Beckett; The Way of all Flesh di Butler è letto quale riflesso letterario delle eterodosse teorie lamarckiane dell'autore; la nozione di habitus di Bourdieu offre una chiave di lettura de Il deserto dei Tartari di Buzzati; la rappresentazione della dipendenza ne La coscienza di Zeno di Svevo converge con il tardo pensiero di Freud; la poetica dell'OuLiPo e l'opera di Perec anticipano le teorie dell'antropologia filosofica dell'esercizio di Sloterdijk. La costellazione così composta disegna uno sforzo trasversale di ripensare l'esperienza umana sotto il segno di un'identità minore, spogliata di ogni pretesa autarchica ma non per questo polverizzata o liquefatta.
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