Lavoratori e cittadini
Dei legami tra lavoro e cittadinanza è intessuta la nostra vita quotidiana di più di quanto non ce ne rendiamo conto. Di questa familiarità facciamo tutti esperienza e basta poco, ad esempio l'improvvisa perdita del posto di lavoro, per risvegliare la nostra consapevolezza al riguardo. Dall'essere o meno cittadini italiani, occupati o disoccupati, impiegati con contratti di lavoro a tempo indeterminato o lavoratori atipici, lavoratori incastrati tra le maglie del lavoro sommerso e irregolare, impegnati a curare i figli e a seguire la casa, dipende di volta in volta il nostro status giuridico e lavorativo, la titolarità a determinati diritti di protezione (come l'indennità di disoccupazione o di malattia o perfino il diritto di risiedere in un territorio), il nostro ruolo sociale e famigliare. Su questo legame è fondato il «patto di cittadinanza moderno». In Italia lo troviamo persino inscritto nel testo della Costituzione. Questo patto è però nel tempo divenuto problematico. I pilastri su cui esso è stato costruito sono stati sfidati e messi in crisi da alcune importanti trasformazioni. Fenomeni tra i quali la deregulation del lavoro, la femminilizzazione dell'occupazione, l'intensificarsi delle migrazioni internazionali e l'aprirsi dei confini nazionali, hanno eroso la stabilità del patto. Il cosiddetto reddito di cittadinanza non risolve il problema: rischia di diventare un sussidio per la pura sopravvivenza e di far dimenticare che il lavoro è anche dignità e legame sociale. Oggi il rapporto tra lavoro e cittadinanza non può più essere dato per scontato. Come ricucire il legame? Come riscrivere il patto? Il libro di Rosangela Lodigiani parla di tutto ciò, riferendosi a storie di vita, affrontando lo scandalo dei cattivi lavori e dei lavoratori poveri, la cittadinanza "a metà" dei lavoratori immigrati, il lavoro in polvere tra voucher e mini jobs, il doppio lavoro delle donne.
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