«Guerra indolore». Dottrine, illusioni e retoriche della guerra limitata
Il pensiero strategico contemporaneo non è il regno della rassegnazione alla caduta dei limiti alla violenza bellica, né può essere ridotto a una galleria di impenitenti fautori della guerra combattuta senza freni e inibizioni. Se l'etica o il diritto internazionale non hanno mai smesso di impegnarsi sul versante della limitazione della guerra, esiste anche un'autonoma riflessione svolta dai militari - non necessariamente mossa da preoccupazioni umanitarie, semmai impegnata a salvaguardare i presupposti di proficuità ed efficacia politico-strategica dell'impiego della forza militare, ma comunque orientata a imbrigliare la furia distruttiva della guerra. Questo libro si sofferma proprio sui modi in cui la strategia contemporanea, nelle sue diverse articolazioni (terrestre, navale e aerea), ha provato a smussare gli spigoli della guerra. Esso offre una rassegna degli 'antidoti' alla violenza illimitata che alcuni tra i suoi principali esponenti si sono persuasi, ma così spesso illusi, di aver individuato ed escogitato. Emerge dai capitoli del volume un bagaglio di riflessioni, suggestioni e dottrine della guerra limitata da cui continua a trarre ispirazione la strategia oggi. Dopo la fine della Guerra Fredda la forza militare è rimasta al centro della scena internazionale, ma assieme alla sua ingombrante presenza si sono rinnovati i tentativi della teoria strategica di trovare il modo di conciliare il perseguimento della vittoria militare con l'obiettivo della mitigazione delle (inevitabili) sofferenze procurate dalla guerra, quelle subite dalla propria parte ma anche quelle inflitte all'avversario. Il libro parla insomma anche del nostro modo di intendere la guerra oggi - del nostro modo di provare a limitarla: ciò facendo, esso ci ritrae in bilico su un filo sottile, teso sul precipizio dell'illusione.
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