Il genio e i Lumi. Estetica teologica e umanesimo europeo in François-René de Chateaubriand
Di ritorno dall'esilio londinese e determinato a scrivere un'opera utile alla fede cristiana, Francois-René de Chateaubriand immaginava una grande sintesi cattolica, in cui una nuova esposizione delle ricchezze dogmatiche della dottrina della fede non potesse essere prodotta se non in risonanza diretta con i grandi temi della cultura civile, facendo così del principio teologale del cristianesimo la chiave di lettura della realtà nella sua interezza. Il "Genio del Cristianesimo" è un'opera che per definire l'essenza della fede cristiana sente il bisogno di attraversare gli spazi umani della storia e della cultura, e che d'altra parte non immagina possibile comprendere la ragione ultima di questi spazi, il loro intrinseco valore, la loro specifica natura, se non sotto la luce radente del fondamento cristiano. La chiave ermeneutica di questa audace reinvenzione di una sistematica cristiana era oltretutto quella di un'estetica della fede che rimetteva al centro della cultura antropologica il tema della sensibilità. Avrebbe dovuto essere una preziosa lezione per la teologia dell'epoca. Allora quella lezione non fu raccolta. Essa può tuttavia essere ripresa a conforto delle contemporanee ricerche di un'estetica teologica, dal cui punto di vista è possibile oggi riconoscere gli oggetti concettuali custoditi nell'opera di Chateaubriand in tutta la loro preveggente attualità. Prefazione di PierAngelo Sequeri.