Dionisiaco e alterità nelle «Leggi» di Platone. Ordine del corpo e automovimento nella città-tragedia
Le Leggi raccolgono l'eredità della tragedia ateniese del V secolo a. C. e la traducono nel progetto legislativo di una colonia chiamata Magnesia. L'ipotesi da cui questo libro muove è che il potere di mediazione fra le diverse istanze interne alla polis, che il progetto platonico assegna alla legislazione, riposi sull'esperienza, eminentemente politica, del teatro ateniese. La prima parte del saggio si concentra su un'analisi del senso politico della dialettica teatrale e rituale di ordine-disordine nella tragedia attica (in particolare le Baccanti di Euripide) e dei luoghi dell'opera platonica che, prima delle Leggi, si fanno carico di una critica (e ripensamento) dei meccanismi mimetici. Nella seconda parte sono esaminate le strutture legislativa e teoretica di Magnesia e la funzione che esse esplicano rispetto a ciò che è altro dalla città. Dall'analisi del sostrato filosofico che regge la legislazione emerge un nuovo ordine naturale al quale è subordinato il rapporto identitario fra i diversi gruppi sociali, fra il nomos e i singoli nomoi, e infine fra il singolo cittadino e il divino inscritto nella città.
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