Analogia e univocità in Tommaso de Vio «Gaetano»
L'essere, il bene, e il divino, si trovano al centro di conflitti teorici tra interpretazioni contrapposte e variegate: in prima istanza è in questione la loro nominabilità e la loro pensabilità. Per la sua concentrazione tematica, la marcata soluzione proporzionalistica, e lo sforzo di sistemazione della materia, la riflessione sull'analogia di Tommaso de Vio card. Gaetano (1469-1534) ha sempre rappresentato, e lo è ancora per il pensiero contemporaneo, un episodio discriminante e condizionante di tali conflitti. L'opera del Gaetano viene approfondita attraverso una vasta ricostruzione storico-critica dell'ambito culturale in cui si colloca, con particolare riferimento alle scuole che si rifanno a Tommaso d'Aquino e a Duns Scoto. Oltre a spiegare la genesi di una teoria dell'analogia dei nomi e dei concetti, che nel famoso De nominum analogia ha il suo compimento, vengono altresì esaminate le intersezioni teoretiche che corrono tra i concetti di univocità, di attribuzione e di proporzionalità. Il contributo del Gaetano, sottoposto a letture discordanti, ne esce scevro dalle semplificazioni contrapposte. La sua figura dell'analogia risulta pur sempre ancorata al primato formale della proporzionalità, ma non senza un intrinseco rapporto con il tema dell'attribuzione, e non senza pericolose dipendenze da una concezione univocante dei nomi.
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