Chi sono i vostri psicoanalisti?
"Dopo la guerra, gli analisti erano ancora soltanto una ventina, quasi tutti parigini. Poi si sono moltiplicati come conigli. Erano rari e ora sono dappertutto. Hanno a volte perfino un'aria più malata dei loro pazienti. Si tratta di tutta una genìa, agitata ed equivoca, pretenziosa e servile, sofisti che non sanno nulla e parlano di tutto, divisi in gruppi che si odiano e che parlano il gergo incomprensibile di un'altra epoca. Per quale sorta di distrazione lo Stato ha permesso che in Francia si propagasse questa piaga, questo vero e proprio cancro sociale?". Ancora una volta, feroce e graffiante, il genero di Lacan chiama a raccolta il mondo degli psicoanalisti (o di coloro che si ritengono tali) e li incita a "mostrarsi, spiegarsi, battersi per il proprio pane quotidiano", invece di vivere di rendita sulle spalle di un Freud o di un Lacan. Miller ha domandato agli analisti dell'Ecole de la Cause freudienne di dialogare in prima persona con il lettore, potenziale psicoanalizzante, spiegandogli ciò che li rende adatti ad "ascoltare il prossimo e a comprenderlo al di là di ciò che dice", restituendo così umanità e concretezza a "un modello di psicoanalista che, se perdura, travolgerà presto nella sua sconfitta la psicoanalisi stessa, in Francia e nel mondo". Ottantaquattro membri della lacaniana Ecole de la Cause freudienne hanno risposto all'invito di Jacques-Alain Miller, scrivendo sulla propria analisi o su problemi colti dalla propria analisi. Ne è nato un libro composito, senza un piano prestabilito. Eppure se ne ricava un filo: quello di vedere incarnato come psicoanalizzante e come psicoanalista qualcuno che sappia rispondere alla domanda di chi soffre e farsi partner, in un soggetto, del discorso dell'inconscio.
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