La lunga attesa. Autobiografia 1879-1919
Le autobiografie solitamente appartengono a uno di due tipi, a seconda che l'obiettivo principale dell'autore sia 'storico' o psicologico'. Bion opta senz'altro per entrambi i tipi, ma la sua scelta è motivata esclusivamente da criteri scientifici. L'obiettivo che Bion si pone, infatti, è nientemeno che la verità, e la verità, per uno psicoanalista, è innanzitutto la verità psicoanalitica, per ottenere la quale non ha alcuna rilevanza che i 'fatti' della memoria corrispondano a fatti oggettivi. Vuol dire allora che Bion ci dovrà proporre una ricostruzione del suo sviluppo interiore attuata applicando gli strumenti della psicoanalisi su un soggetto che è lui stesso? Che ci darà un'autoanalisi per autobiografia? Niente affatto. Bion, coerentemente con i suoi intenti, racconta dunque dei fatti oggettivi (e che fatti! La realtà dell'India coloniale, i valori dell'Inghilterra tardo-vittoriana, la prima guerra mondiale) ma, avverte, quei 'fatti' vanno presi solo come 'memorie', di cui uno psicoanalista conosce bene la dimensione fantasmatica. E tuttavia, la verità psicoanalitica stessa non verrà mai narrata nei suoi termini, ma solo attraverso quei fatti!
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