Nonostante tutto. La mia vita nella scienza

Nonostante tutto. La mia vita nella scienza

Il nome di Katalin Karikó non è forse famoso come quello di una star del cinema o di un’influencer di Instagram e il suo volto non è forse un’icona pop riconoscibile da serigrafare sulle t-shirt. Ma dovrebbe. Perché Katalin Karikó ha letteralmente salvato milioni di vite. E lo ha fatto nonostante tutto: nonostante fosse donna, nonostante fosse un’immigrata, nonostante per decenni nessuno abbia realmente creduto in lei e nei suoi studi. Lei semplicemente credeva in quello che stava facendo e aveva fiducia nei suoi risultati, quindi si è ostinata a fare le sue ricerche nonostante tutto. Grazie a questa sua incredibile forza d’animo, in centinaia di milioni abbiamo potuto vaccinarci contro il Covid, col sistema fondato sull’mRNA che lei, proprio lei, aveva elaborato. Grazie a Katalin Karikó, quando il mondo era sull’orlo dell’abisso si è potuto ottenere un vaccino efficace in pochi mesi, mentre prima ci sarebbero voluti degli anni, e per ottenere un vaccino meno efficace. Grazie a lei, ora abbiamo uno strumento che promette di rivoluzionare la medicina per molte gravi malattie. Katalin Karikó ha avuto un percorso complicato. Figlia di un macellaio nell’Ungheria comunista del dopoguerra, Karikó è cresciuta in una casa con le pareti di fango e senza acqua corrente. Portati a compimento i suoi studi di biologia in patria, tra mille difficoltà, ha deciso di proseguire le sue ricerche pionieristiche sull’RNA negli Stati Uniti, dove è arrivata come borsista post-dottorato nel 1985 con 1200 dollari cuciti nell’orsacchiotto della sua bambina – tutto ciò che aveva potuto ottenere dalla vendita della sua auto – e con il sogno di rinnovare la medicina. Karikó ha lavorato assiduamente, molto spesso in solitudine, senza clamore, lottando contro gli scarafaggi in un laboratorio senza finestre e affrontando la derisione e persino le minacce di espatrio da parte dei suoi capi e dei colleghi negli Stati Uniti. Si è opposta al fatto che prestigiosi istituti di ricerca confondessero sempre di più scienza e denaro. Tra alti e bassi, non ha mai vacillato nella sua convinzione che una molecola instabile e poco apprezzata come l’RNA messaggero potesse essere la chiave per cambiare il mondo. La sua idea ostinata era di trasformare le cellule in piccole fabbriche in grado di produrre i propri farmaci su richiesta, dando loro le istruzioni giuste attraverso quella piccola, elusiva molecola. Ha sacrificato quasi tutto per questo sogno, e alla fine ci è riuscita. I vaccini a mRNA che le dobbiamo sono solo l’inizio del potenziale di questa scoperta epocale. Oggi la comunità medica attende con ansia altri vaccini a base di mRNA, per l’influenza, l’HIV e altre malattie infettive, e sono in studio procedure per la cura del cancro. Nonostante tutto non è solo la storia di una donna straordinaria. È una testimonianza dell’impegno di una donna che ha lavorato intensamente nell’oscurità – sapendo che non sarebbe mai stata riconosciuta in una cultura guidata dal potere e dal privilegio – perché credeva che il suo lavoro avrebbe salvato delle vite.
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