Cemento armato. La politica dell'illegalità nelle città italiane
I segni dell'illegalità incisi nel territorio italiano sono molti e complessi. Se l'abusivismo edilizio ne rappresenta una parte eclatante, non mancano in ambito urbano manifestazioni meno plateali, come la corruzione, l'infiltrazione della criminalità organizzata, l'occupazione di case popolari o il riutilizzo informale di edifici dismessi. In questo saggio Francesco Chiodelli analizza le varie declinazioni del fenomeno a partire dal racconto di casi concreti, ricostruiti attraverso un'approfondita ricerca sul campo, per restituire la dimensione diversificata di una precisa politica dell'illegalità, che rappresenta uno dei tratti urbani distintivi dell'Italia dal dopoguerra ai nostri giorni. In queste città, indipendentemente dalla loro latitudine, si intrecciano storie di faccendieri, palazzinari e politici spregiudicati, ma anche di movimenti sociali, migranti e delle fasce più fragili della popolazione. Concentrandosi principalmente sulla matrice pubblica di questi fenomeni, l'autore fa emergere una tesi provocatoria: l'illegalità urbana in Italia è oggetto di una specifica «politica», che fa sì che essa venga prodotta e riprodotta anche quando è al centro di campagne repressive e attacchi. Lungi dall'essere un problema che si vuole eliminare, essa è spesso una straordinaria risorsa per vari attori politici ed economici. È dunque solo intervenendo su quadri normativi, prassi burocratiche e lacune dell'apparato statale che si può sperare di porre dei limiti a un fenomeno che minaccia sempre più le nostre città.