Tutto questo sarebbe diverso
Sneha, ventiduenne di origine indiana, arriva a Milwaukee fresca di laurea, per un lavoro come consulente di una grande azienda. Il compito non l'appassiona, ma è ben retribuito. Naturalmente deve convivere con i nervosismi dei colleghi e, a casa, la preoccupazione che le instilla la presenza dell'amministratrice del suo condominio che abita nell'appartamento sotto il suo. È il primo anno del secondo mandato di Obama, e l'ottimismo si è trasformato in disperazione, ma Sneha sta provando a costruire il suo futuro. Un pezzo per volta, conosciamo la sua storia. Sneha è arrivata negli Stati Uniti a quattordici anni, insieme ai genitori, in cerca di un futuro più promettente e ora, in piena Recessione, sembrerebbe una delle poche della sua generazione ad avercela fatta: il lavoro le permette di inviare denaro ai genitori, rimpatriati in India dopo le ingiuste accuse rivolte al padre di aver falsificato visti lavorativi. Sneha, però, ha difficoltà ad accettare il suo passato e a comunicarlo agli amici: quasi nessuno è a conoscenza della storia della sua famiglia, e tantomeno dell'abuso sessuale che ha subito da piccola. E anche la sua relazione totalizzante con Marina, una ballerina bianca e bellissima conosciuta attraverso un'app di incontri, vedrà grosse difficoltà per la reticenza di Sneha a parlare di sé, a farsi conoscere. Mathews ci affascina con la sua voce sarcastica e una prosa scarna e ritmata, un calco perfetto della quotidianità e del linguaggio contemporaneo, che trova la sua massima espressione nei dialoghi e nei messaggi tra i protagonisti. Ed è bravissima nell'illuminare le vite di questi millennial, i cui problemi sono trasmessi al lettore senza alcuna morbosità, con un pudore e una reticenza tale da permettere un'empatia quasi immediata verso Sneha, i suoi amici e un'intera generazione sempre in lotta tra ciò che le era stato promesso e un mondo che stenta ad appartenerle.