Mediterraneo blues. Musiche, malinconia postcoloniale, pensieri marittimi
Al Mediterraneo calza alla perfezione una definizione di Gramsci: "un'infinità di tracce senza inventario", lan Chambers tenta qui un inventario di tracce particolari, quelle sonore. Come il mare che ha fatto da tramite al loro passaggio, i processi sonori non sono facilmente rappresentabili, anzi resistono perlopiù alla rappresentazione. La loro è una diaspora che sovverte lo spazio, il tempo, le appartenenze, e segue rotte che destabilizzano le coordinate occidentali. Proprio per questo la trama dei suoni, nella sua suggestiva fluidità, ha un fascino che eccede la pura storia musicale. Chambers riesce a trasmettercelo, anche tessendo analogie tra il Mediterraneo moderno e i Caraibi delle culture creolizzate e delle rivolte antischiaviste, o sottolineando il legame melanconico tra sensualità del suono e memoria. Le scie acustiche - sostiene - hanno addirittura il potere di suggerire un senso diverso dell'identità: non tanto ribadire la propria casa nel mondo, quanto piuttosto creare un mondo in cui sentirsi a casa.