Suggestione. Potenza e limiti del fascino politico
Suggestione di massa, acclamazioni, cesarismo mediatico hanno acquistato forza nel secolo scorso, fino a muovere oggi la scena politica con un magnetismo apparentemente irresistibile. Siamo dunque destinati a subire sempre più la fascinazione del potere? Secondo Andrea Cavalietti elaborare forme di resistenza è il compito filosofico più urgente: si deve ripartire da una filosofia pratica che rimetta in campo il pensiero come stile di vita. "Tutto è suggestione", decretava alla fine dell'Ottocento il neurologo francese Hippolyte Bernheim, tra i maggiori studiosi dei fenomeni di suggestione ipnotica e vigile. All'epoca l'argomento dominava il dibattito scientifico, scatenando conflitti tra scuole mediche diverse, coinvolgendo lo stesso Freud e segnando gli inizi della psicologia delle masse e degli studi sulla cosiddetta mentalità primitiva. Ma la posta in gioco era decisamente politica, perché sotto altre vesti si riproponeva l'antica questione del contagio e del suo governo. Andrea Cavalietti perlustra gli snodi concettuali di una "epidemia suggestiva" che dalle cliniche parigine di Nancy e della Salpetrière si propaga alla grande teoria politica novecentesca; ne trova tracce significative in Lévy-Bruhl e in de Martino, nelle pagine del primo Heidegger e in quelle del giovane Lévinas sull'hitlerismo, o nel famoso film "II segreto di una donna" di Otto Preminger. Suggestione e resistenza sono però due nozione nate nello stesso contesto e legate tra loro...
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