Il brodo delle undici. L'Italia nel nodo scorsoio
Nel Regno sabaudo si impiccava il sabato mattina. L'ultimo pasto del condannato era una scodella di brodo. Il tempo è passato come passa il tempo da noi: la memoria genetica reca impresse storture antiche, in uno scenario antropologico, mentale, affettivo che tende a perpetuarsi, tra piccole corti e orizzonti da cortile. L'espressione allora proverbiale e poi dimenticata, "il brodo delle undici", parla del nostro presente, dell'agonia civile in cui versiamo. Quanto tempo resta? Il danno è riparabile? Se qualcuno oggi può misurare il guasto, costui è Franco Cordero. Ha acutezza di sguardo e sconfinata dottrina, ma anche la stoccata del grande pamphlettista. Nessuno meglio di lui sa far combaciare le figure, nessuno è altrettanto ingegnoso nello scovare analogie dai fondi della storia. Esercizio illuminante, perché "gli archetipi durano": dietro all'attuale "tecnocrate d'una mai vista regressione intellettuale, politica, morale, estetica" ecco profilarsi, insospettati, i precursori, le loro miopie di statisti posticci, la loro sinistra grandeur, dai calamitosi ambrosiani della primavera 1814 risalendo nei secoli fino a Cola di Rienzo, estremo tribuno di abbagliante ascesa e fine miserabile.
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