Architettura di parole. Scritti 1933-1965
Un'ampia raccolta di scritti in parte inediti, in parte di difficile reperibilità, che getta luce su una figura di architetto fortemente atipica, se non unica nell'Italia del Novecento, capace di dialogare con letterati e storici dell'arte, di accedere alla narrazione, di occuparsi di cinema e di urbanistica, di fotografia e di ambientazione, variando registri e generi: testi d'invenzione, affondi polemici, riflessioni estetiche, notazioni antropologiche sottraggono la scrittura di Carlo Mollino ai canoni specialistici della professione, appaiono strategie di distacco, più che marche di appartenenza. Lo stesso lavoro progettuale e il rapporto tra poetica e opera sono sovvertiti da questa singolare rivisitazione intellettuale del fare architettonico, che spezza l'autoreferenzialità e spinge fuori da correnti senza rinunciare all'implicito di suggestioni comuni, radicalizza ambiguità e contraddizioni della tecnica all'insegna della meraviglia e dello spaesamento, non smette di perfezionare un'ermeneutica della città industriale proprio attraverso un punto di osservazione che non concede nulla alle filosofie costruttive più invalse nel dopoguerra. "Per me - afferma Mollino si tratta sempre di affrontare il problema del costruire senza preoccuparmi se entro o meno nei canoni dell'architettura del nostro tempo o di tutti i tempi, cioè non penso 'architettura'. La mia cultura nasce ogni volta".
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