I luoghi del delitto
"I luoghi del delitto", quasi il titolo di un giallo per questo libro di Luigi Pintor il quale rileva: "Diventare un idiota era la mia aspirazione di adolescente, che per i greci voleva dire stare in disparte con innocenza. Se proprio dovevo crescere mi sembrava il miglior modo. Invece uno stupido si impiccia di tutto senza capire nulla e mio malgrado ho preso questa strada". La strada di chi cammina incredulo facendosi largo su "un arenile invaso da diecimila ombrelloni" in riva a un'acqua "torbida e paludose come melma fluviale"; di chi pensa che non sia "serio chiamare santa una terra che più profana non ce n'è un'altra"; di chi vede in una città "famosa per aver dato i natali a un marinaio che scoprì un continente sbagliando rotta" una solenne cerimonia trasformarsi in una mattanza trasmessa in mondovisione; di chi si fa prendere alla provvista un martedì di settembre di fronte a quello che "non è l'incendio della città di san francisco visto al cinema un secolo fa ma una ripresa d'attualità nella città di new york"; di chi osserva che "fa meraviglia e sgomento se la povera immagine di un bambino africano scheletrito riappare in sovrastampa sull'armatura d'acciaio di un grattacielo che crolla in occidente"; di chi nel corso degli anni ha sepolto un gran numero di persone più anziane di lui, anziane come lui, più giovani di lui. Nel suo stile limpido, privo di retorica e ricco di ironia e di sarcasmo, l'autore ci conduce sugli scenari dei delitti - delitti che riguardano "l'umanità tutt'intera o pressappoco", delitti non commessi ma non impediti - nell'incessante tentativo di scoprire "dove il vero il giusto il buono si nascondono, dove diavolo stanno, che cosa li distingue dal falso dall'ingiusto dal cattivo".
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