Georges Bataille. La ferita dell'eccesso
"Scrivo per chi, entrando nel mio libro, vi potrebbe cadere come in una buca". Tale tentazione di perdersi si manifesta in Bataille fin dal primo, sconvolgente, racconto clandestino "Histoire de l'oeil" che, simile a 'una favola oscena', inaugura quella scrittura parodica 'dal basso' tramata dagli eccessi e dalle scabrosità irriverenti del linguaggio. L'erotologia-eterologia di Bataille, innestata su una matrice sadiana, spazia e si dilata poi nel campo antropologico e politico con punte di visionarietà insostenibili. Così il fantasma di "Acéphale" che, alla vigilia della seconda guerra mondiale, sperimenta con scosse di rivolta e violenze contagiose l'apertura a una ritualità di carattere sacrificale con la "pratica della gioia di fronte alla morte". Dopo il ripiegamento angosciato ed estatico dell'"Experience intérieure", la dilatazione del respiro comunicativo nell'esperienza di "Critique" e del progetto incompiuto di "La Part maudite" apre la stagione di un nuovo pensiero 'sovrano'. In polemica con Jean-Paul Sartre e l'impegno di "Les Temps modernes", il rigore e la sfrontatezza scandagliante di Bataille esplorano vaste zone del sapere con angolature vertiginose di cui non si sono ancora del tutto misurati lo spessore innovativo e la forza di insubordinazione.
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