Contro l'arte e gli artisti. Nascita di una religione
Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1968, questo libro nulla ha perso della sua attualità: nonostante tutti i postmodernismi, infatti, non sembra venuta meno quella figura magica dell'artista demiurgo, creata dalla tradizione romantica e potenziata dal mercato dell'arte, contro cui era diretto. Anzi, finita la stagione delle contestazioni, spentesi le polemiche sulla mercificazione, dimenticata la benjaminiana "perdita dell'aura", proprio il trionfo universale del mercato (arte compresa) gli restituisce pertinenza ed efficacia critica.Nell'intento di istruire un processo alla figura convenzionale dell'artista, Gimpel ripercorre la storia di coloro che costruivano o dipingevano immagini, studiandone i rapporti di dipendenza economica, lo status sociale, la progressiva acquisizione di prestigio, lungo un percorso che coincide con quello dell'affermazione della civiltà borghese. La religione dell'arte nell'economia capitalistica, il bello come valore economico, l'artista come pedina di un gioco che ha per fine il profitto: questi i temi del libro. Una storia che ha i suoi inizi con Giotto, "primo pittore borghese", e che, dopo la nascita della "religione del bello" in età moderna, culmina con la evoluzione romantica della figura dell'artista.
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