Il senso degli altri. Attualità dell'antropologia

Il senso degli altri. Attualità dell'antropologia

"Il senso degli altri" può essere inteso in due modi, scrive Augé. In una prima accezione, come il senso della famiglia o dell'orientamento, è un dono acquisito o innato, che varia a seconda degli individui, dei gruppi o delle epoche. Oggi in Europa il senso degli altri si attenua e insieme si acuisce. Si attenua, in quanto l'attitudine a tollerare la differenza sparisce. Ma questa intolleranza in sé crea e struttura l'alterità: i nazionalismi, i regionalismi, i fondamentalismi, le imprese di "purificazione etnica" rinviano non tanto a una crisi d'identità, quanto a un imbizzarrirsi dei processi che generano alterità. Quasi fossero alla ricerca di identità collettiva, alcuni raggruppamenti umani non cessano di secernere alterità, di fabbricare l'altro e perciò di decomporsi, come se, al contrario della differenziazione cellulare, questa incessante differenziazione sociale fosse portatrice di morte. In una seconda accezione (che fa degli altri non più l'oggetto ma il soggetto del senso), il senso degli altri ci mette di fronte al senso elaborato dagli altri, individui o collettività. Ma le due accezioni sono collegate, perché il senso di cui si tratta è il senso sociale, cioè l'insieme dei rapporti simbolizzati, istituiti e vissuti tra gli uomini all'interno di una collettività che questo insieme permette di considerare tale.
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