La scimmia che si parla. Linguaggio, autocoscienza e libertà nell'animale umano
Secondo un luogo comune (molto diffuso nella psicologia contemporanea) il pensiero è distinto dal linguaggio: parlare servirebbe infatti a rendere noti anche agli altri i nostri pensieri privati. Questo libro, invece, riprendendo alla luce delle ricerche attuali le tesi dello psicologo sovietico Lev Vygotskij, ritiene vero il contrario: il nostro pensiero dipende dal linguaggio. Non parliamo per comunicare, come verrebbe il luogo comune, ma al contrario parliamo per pensare. Come diceva qualcuno: 'Come faccio a sapere quel che penso se non lo dico?'. Questo non significa che gli animali non umani non pensano; la tesi sostenuta dal libro e che il loro pensiero è radicalmente diverso da quello dell'animale umano proprio perché non pensano nei loro linguaggi naturali, che usano invece, soltanto per comunicare. In particolare la tesi del libro è che la specificità biologica dell'Homo Sapiens consiste nel fatto che è una scimmia che si parla. In questo modo l'animale umano, non solo può essere cosciente, come peraltro sono gli altri animali e molti sistemi artificiali, ma autocosciente, ossiacosciente di ciò di cui è cosciente. Questa fondamentale operazione cognitiva è possibile perché appunto possiamo parlare a noi stessi, possibilità preclusa agli altri animali. Le conseguenze morali di tali tesi vengono analizzate in dettaglio nel libro.
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