Il distretto del piacere
Pensiamo ai percorsi dei fine settimana che dilagano e si segmentano su una vasta rete di luoghi e nonluoghi: autostrade, parcheggi, parchi a tema, locali e discoteche...Una moltitudine percorre questo arcipelago alla ricerca dell'indimenticabile oggetto del divertimento, dell'evento unico, diventando automi emozionali, mondi comunicativi, frammenti di vita. Come per la fabbrica fordista o per il capitalismo molecolare vi sono città e distretti produttivi dov'è stato possibile osservare le forme dei lavori e dei conflitti, così in quel territorio che va da Gardaland a Rimini e a Cattolica, includendo anche le città-regione di Bologna e Venezia, si dispiega la 'fabbrica libertina' che può essere indagata e raccontata come il 'distretto del piacere'. Qui il corpo diviene moneta vivente nel circuito produttivo della 'liberazione' fisica e sessuale: 'fitness', 'body trance', massaggi, meditazione, rilassamento, danza. Qui mettono al lavoro la loro 'nuda vita' le cubiste, i DJ, i PR, e i tanti nuovi 'attivi senz'opera' nel cielo del 'tempo libero' fatto di parchi-gioco e villaggi vacanze. Il distretto del piacere, oltre a essere un nonluogo delle emozioni, dello spettacolo e del turismo, è anche un iperluogo della produzione dove sono al lavoro in forma precaria, saltuaria, stagionale 150000 adetti: quanti ne aveva un tempo la Fiat nella virtuosa 'company town' Torino. Al racconto della grande fabbrica e della società industriale, questo libro sostituisce quello ben più urgente e inedito in cui prosperano le filiere dell'impulso e del desiderio.
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