Musica e psiche
Da sempre la musica è stata considerata un ponte tra il mondo che noi abitiamo e il regno degli invisibili. Realtà misteriosa e sfuggente, è impossibile trascriverla nei termini del linguaggio discorsivo; essa è "l'albero che nell'orecchio sorge" (Rilke), le cui radici affondano nelle regioni oscure e caotiche della psiche e le cui chiome toccano i cieli intatti dello spirito. Per questo, la musica ha alimentato costantemente la produzione di miti; non solo, ma anche le riflessioni filosofiche, psicologiche, antropologiche intorno alla musica sembrano assumere inevitabilmente una consistenza mitica. Questo libro non si propone di indagare cosa la musica sia, ma di seguire qualche percorso che la musica ha tracciato nell'immaginazione umana. Nella prima parte ("Le stanze del canto") vengono prese in esame le teorie psicoanalitiche della musica e i loro antecedenti culturali nel pensiero del Romanticismo. Nella seconda ("Variazioni sul tema") vengono analizzati alcuni testi letterari, nei quali variamente si manifesta il rapporto tra musica, inconscio, fantasie cosmogoniche, mitologie del femminile sullo sfondo delle nostalgie e dei disincanti della modernità. Si tratta di alcuni fra i più intensi racconti di Hoffmann, dei romanzi dello scrittore austriaco Thomas Bernhard, dei tragitti di Orfeo, dal racconto di Ovidio agli abissali sonetti di Rilke, all'operetta di Offenbach.Il discorso sulla musica si intreccia con quello sulla psiche e sulla pratica analitica, in un gioco di analogie situato sull'arduo confine che divide ciò che è dicibile da ciò che non lo è.