Manifesto per lo sviluppo locale. Teoria e pratica dei patti territoriali
Mai come negli ultimi anni il tema dello sviluppo locale è stato oggetto di attenzione e materia d'interventi da parte non solo di amministrazioni periferiche, ma anche d'istituzioni dello Stato centrale. Come una definitiva presa d'atto che la varietà degli assetti economici, sociali e culturali di cui è popolato il nostro Paese rappresenta il bene prezioso sul quale riposa tanto la tradizione nazionale quanto il futuro prossimo della società italiana. E tuttavia, proprio il consolidarsi di questa consapevolezza ha portato alla luce molti problemi irrisolti: una cultura dello sviluppo locale storicamente deficitaria, residuale, sostanzialmente ai margini delle strategie che contano, una bassa efficienza delle istituzioni nell'approntare le risposte giuste a una domanda di sviluppo che sale dal basso, e, prima ancora, la mancanza, da parte della politica, di un vero riconoscimento del ruolo svolto dagli attori locali e della loro domanda di protagonismo. In questo non c'è da rivendicare alcun primato del sociale sulla politica (semmai è la politica, drammaticamente, a dover recuperare terreno), né, tanto meno, un primato del locale sul globale (ciascuno dei due crescendo nel rapporto con l'altro). C'è invece da percorrere un cammino a tappe forzate verso il riconoscimento del ruolo insostituibile svolto dalle varietà subnazionali, dai loro protagonisti. Già nel titolo questo libro svela i suoi intendimenti. Non una teoria dello sviluppo locale, né una ricerca su economie e società periferiche. Ma, per l'appunto, un 'manifesto', cioè un testo in cui si prende posizione e che, di conseguenza, invita a prendere posizione.
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