La leggenda del papa Paolo III. Arte e censura nell'Europa pontificia

La leggenda del papa Paolo III. Arte e censura nell'Europa pontificia

Il turista che nella basilica di San Pietro a Roma si trovi a sostare davanti alla tomba del papa Paolo III, guida del Touring alla mano, vi potrà leggere: "Capolavoro di Guglielmo Della Porta. In alto, la solenne statua bronzea del papa, in basso, ai lati, le figure marmoree della Giustizia e della Prudenza ... Si vuole che la prima (magnifico nudo, parzialmente ricoperto poi da un manto di metallo) ritragga le sembianze di Giulia Farnese, sorella del papa, la Prudenza le fattezze della madre (Giovannella Caetani)". Il turista si chiederà come sia possibile che la madre e la sorella di un papa vengano ritratte discinte accanto alla cattedra di Pietro. In effetti, la leggenda sulle statue cominciò a fiorire subito dopo l'inaugurazione della tomba nel 1575. La Giustizia, fatta rivestire dal papa Clemente VIII nel 1595, attirò ancor di più la curiosità dei visitatori, soprattutto nel Settecento, quando si scoprì che la veste si poteva rimuovere per fare ammirare le nudità sottostanti. Storia della censura e storia della leggenda si intrecciano nel libro di Zapperi, che è riuscito a ricostruire per la prima volta la complessa rete di rapporti che legarono questo grande papa del Rinascimento alle donne della sua famiglia, identificate di volta in volta con le statue tombali: la madre, la sorella, la figlia e la concubina.
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