Il crimine del bambino
Melanie Klein sottolineò, ancor prima di Winnicott, la normalità e l'universalità delle tendenze criminali nel bambino, come testimoniano i due articoli del 1927 e del 1934 qui presentati. Il modello teorico di riferimento è quello pulsionale puro, senza le implicazioni relazionali degli scritti successivi. Ella seppe cogliere dietro i comportamenti manifesti l'indicazione dell'esistenza e del ruolo, nello sviluppo, dei derivati pulsionali aggressivi. Diversamente da Winnicott, la Klein concettualizzerà nei suoi scritti la pulsione separata, individuata e definita da Freud pulsione di morte, dotata di una spinta autonoma e capace di manifestarsi fin dall'inizio della vita sotto forma di 'impulsi e fantasie'. Se Freud aveva proposto all'inizio del secolo un'immagine dell'infanzia ben lontana da quella di bambino asessauto della cultura ottocentesca, pervenendo in seguito alla proposizione della dualità delle puslioni, la Klein approfondisce il lato più oscuro della psiche infantile, quello che contiene le fantasie distruttive. Redl e Wineman accolgono anch'essi la teoria duale delle pulsioni, ma con una minore accentuazione del ruolo dell'aggressività primaria. Al di là delle sostanziali differenze teoriche ed elle implicazioni tecniche, questi autori credono nella possibilità di aiutare i bambini antisociali con la psioanalisi. Poiché i meccanismi implicati nello sviluppo non sono qualitativamente diversi nel bambino antisociale rispetto a quelli che regolano lo sviluppo normale, allora la possibilità di cambiamento esiste.Rileggendo oggi questi contributi fondamentali, e condividendo la validità delle argomentazioni e la loro coerenza interna, le domande che si pongono sono: Le teorie psicoanalitiche dello sviluppo hanno ancora un potere esplicativo sufficiente di fronte alle trasformazioni sociali e culturali di cui siamo testimoni e ai fenomeni che vediamo crescere intorno a noi? Per restare all'interno del nostro tema, le violenze dei bambini sui [...]
Momentaneamente non ordinabile