Il giardino nella macchina. La nuova scienza della vita artificiale
Che cos'è la vita? E' soltanto ciò che ci è familire dal punto di vista biologico - uccelli, alberi, lumache o persone - o è insieme infinitamente complesso di configurazione simulabili da un calcolatore? Quale ruolo ha la capacità cognitiva nella distinzione tra organico e inorganico, tra vivo e inerte? E ancora, la possibilità di infondere vita in una macchina in che modo modificherà il significato attribuito al nostro stesso essere vivi?Indipendentemente da come vengono definiti gli organismi - in termini meccanici, termodinamici, come sistemi per l'elaborazione dell'informazione, o come individui unici, irripetibili -, è indubitabile che la sfida lanciata nel campo della vita artificiale abbia la capacità di colpire l'immaginazione del pubblico più vasto suscitando entusiasmi, ma anche resistenze di ordine culturale e psicologico. Dinanzi all'enfasi su ciò che è virtuale e sugli aspetti computazionali e astratti, il naturalismo delle scienze si percepisce soggetto a minaccia e v'è chi, non senza qualche ragione, vede nel nuovo paradigma fondato sul computer nient'altro che un'espressione dell'alienazione postmoderna, un passo ulteriore verso la sterilizzazione dell'ambiente, un tentativo del Sistema, certo a livello teorico, di configurare quel che resta degli aspetti 'verdi', olistici dell'esistenza, per affermare la propria idea di obiettività, a spese dell'uomo.Come si vede, una problematica complessa che Emmeche, con la consumata abilità e lo stile spigliato del 'columnist' di razza serve al lettore con eleganza e in modo nient'affatto noioso.