La seconda Repubblica. Liberismo, federalismo, postfascismo
Nonostante i toni trionfalisti che accompagnano il suo avvento, la Seconda Repubblica è l'espressione di una crisi profonda: se revisionismo storico e postfascismo, liquidando Risorgimento e Resistenza, cancellano l'identità nazionale del nostro paese, le riforme elettorali e strutturali in atto, secondo il peso immediatamente politico della grande ricchezza e del potere multimediale, bandiscono ogni idea di democrazia intesa come partecipazione di massa. D'altra parte, in Italia come nel resto del mondo, l'odierna crociata neoliberista mira a liquidare i 'diritti economici e sociali' consacrati dalla "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" adottata dall'Onu nel 1984, promuovendo in pratica una sorta di redistribuzione del reddito a favore dei ceti più ricchi. Nei paesi caratterizzati da forti squilibri regionali, tale redistribuzione passa attraverso la secessione ovvero l'autonomia 'federale' delle regioni più sviluppate e la conseguente emarginazione di coloro che vengono razzizzati come 'parassiti del Sud' e falliti della vita. Liberalismo, federalismo e postfascismo si fondono così in una miscela esplosiva che ha già segnato il destino della Jugoslavia e che ora minaccia anche l'Italia, dove gran parte della sinistra, incapace di opporre valida resistenza all'ondata di revisionismo storico, sembra per di più riecheggiare, in modo banale e subalterno, le parole d'ordine 'federaliste' e 'antistataliste' dell'ideologia dominante.
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