Surrealisti ed espatriati. La Parigi letteraria degli anni Venti
Dopo gli studi universitari e la frequentazione della bohème del Greenwich Village, oppresso dal provincialismo del suo paese, Matthew Josephson fugge in Europa e inizia un lungo sodalizio con i surrealisti e le altre avanguardie. I «ruggenti anni Venti» a Parigi sono i veri protagonisti del libro: l’emigrazione letteraria nordamericana, la febbre dei fondatori di riviste, i dibattiti tra scrittori che diventano comizi, quella che Gertrude Stein battezza come la «generazione perduta». Campeggiano sulla scena Tristan Tzara, Louis Aragon, André Breton, mentre James Joyce sta emergendo ed Ezra Pound sorveglia gli esordi di T.S. Eliot ed Ernest Hemingway. Attore e spettatore di quegli anni, Matthew Josephson rievoca la cronaca, il pittoresco, ma anche la sostanza, di un’avanguardia che ha posto le premesse, ancora attive, di tanta arte d’oggi.