La rivincita di Capablanca
José Raúl Capablanca imparò gli scacchi osservando il padre giocare. Bambino prodigio per le strade dell’Avana, a soli ventitré anni, nel 1921, era già campione del mondo. Viaggiò, fu amato dalla gente, invidiato da Stalin. Finché non perse il titolo per troppa leggerezza e per mano di un ex amico, Aleksandr Aljechin, il suo esatto opposto: feroce, ossessionato, opportunista. In 64 capitoli, come le case di una scacchiera, questo romanzo è la storia del loro ostinato duello. L’offesa di una seconda occasione sempre rinviata, come spesso è la vita. Ma anche la trovata di un’ultima mossa, lo spettacolare colpo d’ala di un uomo, precipitato come un ragno in una vasca, per ribaltare ogni angheria e ogni violenza. Fabio Stassi riesce, in un crescendo avvincente quanto un giallo, a gettare una luce universale sulla condizione umana, esposta all’ingiustizia, e a rovesciare l’archetipo di tutti i racconti, la vendetta, in un’occasione di nascita e di rinascita, la rivincita, riportando ancora per una volta la partita dal lato della vita.