Lo sterro
L'anno è il 1929, in un luogo imprecisato della Russia meridionale. Un gruppo di manovali è impegnato a scavare le fondamenta per la costruzione della futura «casa proletaria comune»: un'impresa che ha il sapore del riscatto dall'indigenza e della speranza in un cambiamento, ma che dovrà fare i conti con l'ottusità della burocrazia di partito e del sindacato. Scritto nel periodo del massimo sforzo staliniano per industrializzare il paese, alfabetizzare le masse ed eliminare i «nemici del popolo», «Lo sterro», colpito dalla censura staliniana e mai pubblicato nel suo paese fino al 1987, racconta con lucidità e spietata ironia un mondo segnato dall'illusorio concetto dell'ineluttabilità della Storia, e rappresenta uno dei punti più alti della letteratura russa del Novecento, tanto che Iosif Brodskij non ha esitato a paragonare Platonov ai grandi padri del secolo come Kafka, Joyce, Proust e Musil. «A leggere Platonov si ha il senso della spietata, implacabile assurdità insita nel linguaggio... Vi trovate in gabbia, sperduti, abbagliati». Iosif Brodskij