Vivi o morti? Morte cerebrale e trapianto di organi. Certezze vere e false, dubbi e interrogativi
La pratica dei trapianti di organi è attualmente in continua espansione, favorita e promossa in tutti i modi, presentata e generalmente accolta come una delle più sfavillanti conquiste della scienza. Ma la stragrande maggioranza di coloro che la accettano e la sostengono ben poco sanno delle reali condizioni del cosiddetto “donatore”: si tratta, cioè, di un “morto vero” o soltanto di un paziente in gravi condizioni (ma pur sempre vivo) “dichiarato morto”? Ovvero, se gli organi del cosiddetto “donatore” sono (necessariamente) organi vivi (quindi caldi ed attivi, in quanto irrorati dal sangue circolante), quanto possiamo essere certi che siano estratti da un individuo veramente non più curabile o rianimabile, in cui sia definitivamente e irreversibilmente scomparsa la benché minima traccia di coscienza? Insomma, fino a che punto possiamo essere assolutamente certi che il cosiddetto “morto cerebrale” sia veramente morto?
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