Barocco internazionale. Architetture, connessioni, resti
L’architettura che siamo soliti definire tardobarocca sfugge a chiare definizioni e anche a una precisa classificazione cronologica per gli sfumati confini con la fase che l’ha preceduta. Ma la sua autentica peculiarità consiste in una raggiunta koiné di linguaggi, in un equilibrio che rende gli scambi non più univoci, da ‘centri’ ben connotati a ‘periferie’, ma diffusi e orizzontali. E allora possiamo pensare a questa cultura condivisa in termini di reti e di sistemi complessi, in un panorama geoculturale solcato da vettori che non trovano limiti entro entità statali o in scuole legate a un territorio. In questo nuovo approccio vedremo la portata sovranazionale di architetti ecclesiastici legati a ordini religiosi; alla diffusione di libri e stampe dove il concreto modello prende il sopravvento sulla teoria; a ricerche compositive che si rincorrono in tutta Europa negli stessi anni e a grandi temi, come le regge, che si formano in un laboratorio diffuso. Inoltre, maestranze itineranti e famiglie di architetti sembrano assumersi il compito di portare i loro modelli fuori dai confini d’appartenenza. Quell’Europa concepita da pensatori anche radicalmente differenti, da Leibniz a Voltaire, come uno stato di secondo grado, più importante di singoli regimi e confessioni religiose, assume, al di là di guerre e lacerazioni, le forme della grande concertazione del Barocco internazionale.
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