Giacomino da Ivrea. Dallo stile alla tecnica, storia di un pittore itinerante

Giacomino da Ivrea. Dallo stile alla tecnica, storia di un pittore itinerante

Giacomino da Ivrea (notizie dal 1426 al 1469), di simpatica modestia, è promotore di una cifra figurativa tardogotica dai toni popolari e naïf molto apprezzata dai suoi contemporanei. Il suo corpus conta oggi trentadue pitture murali in un’area estesa che va oltre Ivrea e la Valle d’Aosta, fino alle vallate Francesi (Tarantasia) e alla Liguria (Val Bormida). Il libro, primo di una nuova collana monografica a cura della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d’Aosta, propone un riesame di questo mattatore del mercato artistico locale attraverso una schedatura completa delle opere, accompagnata da una campagna fotografica ad hoc, di Ernani Orcorte, e dai risultati delle indagini scientifiche. Ne emerge l’attività di un pittore-imprenditore dai gusti arcaici alla guida di una bottega itinerante e ricca di aiuti, che usava in maniera disinvolta i repertori a disposizione, condivisi con il compagno di formazione l’anonimo canavesano Maestro di Domenico della Marca d’Ancona. Suoi committenti furono i vescovi di Aosta e Ivrea, Oger Moriset e Giacomo Pomerio, la ricca borghesia che faceva capo alle corporazioni di mercanti e notai, i Savoia e la nobiltà locale, come i Saluard, gli Challant, i Sarriod d’Introd, i Tour de Villa, i San Martino, qualificandolo come il più richiesto tra i pittori di castelli, prodigo in celebrazioni araldiche e cicli profani, tra cui i nove Prodi o i paladini tratti dall’Historia Turpini. Tale successo si confronta con le molte altre testimonianze locali e con l’eredità del figlio, Gaspare, anche lui pittore, e dalla capacità di imporsi come divulgatore per immagini della spiritualità contemporanea, così affine nei modi alle predicazioni dei frati osservanti.
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