Il vento busaron. Una storia vera
Pur avendo assistito sin da piccola a spaventose esplosioni di violenza familiare (non solo verbale), Roberta era cresciuta dolce, solare, sensibile e s’era creduta felice, finché un giorno suo padre, proprio colui che avrebbe dovuto proteggerla, distrusse e tradì la sua fiducia. Da allora tutto in lei “si fece grigio, sfumando nel buio pesto e nebbioso della desolazione”. L’autrice, con totale onestà, si racconta prima bambina, poi adolescente e infine donna. Sebbene non manchino le coloriture poetiche, presenta con precisione e determinazione la verità nuda e cruda circa gli effetti su bambini e bambine degli abusi – sessuali e psicologici – e la necessità di proteggere l’infanzia, denunciare il male, combatterlo e reciderlo il più possibile alla radice, ovunque e comunque esso si manifesti. Più che un’autobiografia "Il vento busaron" è una storia vera, ripescata a piccoli pezzi dagli abissi del passato attraverso un processo di flussi e riflussi come quelli della risacca del mare. Flussi e riflussi di memoria che a ogni infrangersi dell’onda sulla spiaggia vi depositano qualche nuovo ritrovamento. Una storia delicata e forte al tempo stesso, il cui filo conduttore è il coraggio: il coraggio di vivere con integrità il calvario della disintegrazione psichica e il coraggio di rituffarsi nell’inferno per narrare, a chiunque voglia ascoltarli, i fatti così come sono accaduti, a volte con punte d’ironia, ma senza fare sconti a nessuno.