La camera a nebbia anagrammatica. Teoria e pratica dello studio anagrammatico del testo poetico

La camera a nebbia anagrammatica. Teoria e pratica dello studio anagrammatico del testo poetico

Lo studio dell’anagramma è stato inaugurato da Saussure, il fondatore della linguistica, nel primo decennio del secolo scorso, ma è stato da lui ben presto abbandonato per l’incertezza del metodo adottato. È riemerso all’epoca dello strutturalismo negli anni ’70-’80 per merito di Starobinski, suscitando un rinnovato interesse e divenendo poi, al decadere dello strutturalismo, un argomento raramente ripreso. Sasso in questo volume ne fornisce un inquadramento teorico nuovo, in base alle attuali ipotesi circa la natura della coscienza e sulle recenti nuove conclusioni di Chomsky sulla grammatica generativa. Il titolo del volume, La Camera a Nebbia Anagrammatica, riassume il significato più innovativo delle tesi che vi sono esposte. La “camera a nebbia” è lo strumento scientifico che, all’inizio del secolo scorso, è stato determinante per rilevare e studiare le prime particelle elementari della materia. Consiste in una piccola “scatola” che racchiude un gas in uno stato instabile; quando una particella vi entra, urta le molecole del gas e queste si condensano in minuscole gocce la cui scia descrive la traiettoria della particella. Se la “scatola” è immersa in un campo elettrico o magnetico, la forma della traiettoria permette di risalire alle caratteristiche della particella. Una scoperta straordinaria per la nuova fisica emergente nell’inizio del secolo. Nell’analogia suggerita dal titolo, gli anagrammi, che vengono rintracciati da un calcolatore, corrispondono alle tracce rese visibili da una “camera a nebbia”: consentono cioè di risalire ai processi mentali e agli stati di coscienza che, a noi invisibili, si fissano nella lingua prima che assumano la forma grammaticale-sintattica, aiutandoci in questo modo a riconoscere le tracce di questi processi nel testo poetico e guidando a nuove ipotesi teoriche sulla natura della coscienza e del linguaggio. Nel volume sono esposti in modo dettagliato e graduale i criteri pratici di studio per cui l’anagramma può con certezza venire riconosciuto come una proprietà naturale del linguaggio poetico, fornendo un inquadramento delle sue caratteristiche strutturali, molte delle quali ancora sconosciute nella loro reale funzione (ad esempio quella della formalizzazione). I molti esempi proposti (i testi studiati sono circa un centinaio) aiutano il lettore a impadronirsi delle risorse teoriche e pratiche dell’anagramma in diversi aspetti, semiotici, formali, metaforici, e soprattutto a comprendere la sua funzione mentale in chi genera il testo e in chi lo legge, determinante per spiegare perché il testo poetico sia così diverso da quello ordinario.
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